Addio al posto fisso, la lezione delle start up

20.01.2020

Da dipendente ad autonomo, o perché no, imprenditore. I professionisti italiani sono sempre meno innamorati del posto fisso, almeno per chi ce l’ha. Seguono il mercato, esplorano le possibilità e se fiutano il percorso giusto si mettono in proprio. 

L'Italia continua ad essere il regno degli autonomi con un 21% degli occupati contro una media europea del 14,3% 

Perchè gli italiani si mettono in proprio?

La spinta è data sempre tra un mix di necessità, motivazione ed opportunità. 

Proprio per questi motivi in Italia vi sono molteplici aiuti per mettersi in proprio.

Gli incentivi disponibili

Vi presentiamo alcuni degli aiuti per Start-Up presenti in questo momento:

  • Nuove imprese a tasso zero: riservato agli uomini under 35 e le donne di tutte le età che abbiano una società di persone da non più di un anno o stiano per farlo. Le agevolazioni sono valide in tutta Italia e prevedono il finanziamento a tasso zero di progetti d’impresa con spese fino a 1,5 milioni di euro che può coprire fino al 75% delle spese totali ammissibili.

  • Smart & Start Italia: finanzia le start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese, che presentano un progetto imprenditoriale ad alto contenuto innovativo.Le spese finanziate, che vanno da un minimo di € 100.000 ad un massimo di 1.5 milioni di euro, sono relative a spese per investimenti e costi di gestione.L’importo del finanziamento agevolato sale all’90% nel caso in cui la start-up, alla data di presentazione della domanda, sia interamente costituita da giovani sotto i 36 anni e/o da donne, oppure preveda la presenza di un Dottore di Ricerca da non più di 6 anni, impegnato stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica da almeno tre anni.

  • Fondo Innovazione: questo è un nuovo incentivo che dovrebbe diventare attivo a Fabbraio. E' composto da due veicoli distinti, di cui uno investe in fondi di venture capital privati che sostengono le start-up, l'altro è dedicato agli acceleratori d'impresa, per una dotazione complessiva iniziale di 200 milioni di euro.